Attentato a Parigi Charlie Hebdo
Disarmante l’accaduto che vede cadere penne note, autori e disegnatori d’eccezione, uomini di prima linea, indigna la notizia, lascia basita l’intera Francia, forse nella sua vignetta “Carb“, questo il suo soprannome, aveva presagito un pericolo, o forse il direttore del giornale satirico non immaginava neanche lontanamente ciò che di li a breve avrebbe colpito la sua vita e la sua redazione.
Perdere la vita per una vignetta? Per un po’ di umorismo? Sembra assurdo… ma è proprio quello che è accaduto a Parigi forse anche in virtù di precedenti più incisivi.
“Ancora nessun attentato in Francia. ‘Aspettate, abbiamo ancora fino a fine gennaio per compierne’”. Una delle ultime vignette disegnate dal direttore del settimanale francese Charlie Hebdo, Stéphane Charbonnier (in arte “Charb“), oggi è vista come una premonizione.
Gli attentatori in numero di tre, tutti identificati, è in atto un inseguimento, sembrano si trovino a 70 chilometri da Parigi.
I Killer hanno fatto irruzione nella redazione del giornale satirico durante una riunione redazionale, ed hanno aperto il fuoco, armati di Kalashnikov, sorprendendo i giornalisti. I colpi risuonavano nel quartiere e gli attentatori gridavano “Allah Akbar”, come se, ci fosse un Dio in grado di giustificare guerre, uccisioni e barbarie.
All’origine di questa strage c’è con molta probabilità un libro scritto da Charb diversi anni fa, pagine in cui lo scrittore giornalista, ha voluto interpretare e raccontare con gli occhi di un uomo occidentale, Maometto e la sua vita. Anche la vignetta citata però aver avuto un suo ruolo istigatore.
Sebbene l’Islam abbia approvato il contenuto e la stesura del libro, con molta probabilità non l’ha fatto tutto il popolo islamico e, in particolar modo, quello più estremista ed integralista.
Una satira pungente quella che caratterizzava la testata ed il suo direttore, e proprio in virtù di ciò, già nel 2001 la redazione aveva subito un altro attentato a suon di molotov, questo dopo aver pubblicato un’altra vignetta satirica proprio su Maometto.
…dopo la vignetta satirica ancora sul profeta Maometto dal titolo “100 frustate se non muori dalle risate”… commenta il direttore: “Preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio”, aveva detto in un’intervista a Le Monde di due anni fa.
Le Monde
Una testata satirica di tutto rispetto, battagliera e coerente che, nel corso della sua vita, è stata vittima anche di altri attentati alcuni risalenti agli anni 70. Sono proprio i contenuti e le vene ironiche a infastidire chi si sente chiamato in causa: Islam od altro, anche quando l’obiettivo non è esattamente quello. Ma dove finisce la libertà di pensiero? E come si può condannare a morte una vena ironica?
Un mestiere difficile quello del giornalista satirico, un mestiere pericoloso che lo pone in prima linea, un combattente che sfodera opinioni ed idee e in virtù di questo talvolta, come in questo triste caso, perde la vita.
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