Babadook
Finalmente dopo tanta attesa, anche sul suolo nostrano, arriva l’opera prima di Jennifer Kent: Babadook di cui oggi faremo una recensione. Il film ha riscosso un notevole successo nei paesi anglofoni, che ora si appresta a replicare in Italia. Il film già è rimbalzato sui social network in questi ultimi giorni, per via del trailer censurato dalla Rai, che si è vista costretta a bloccarlo per questioni di fasce protette. Babadook racconta la storia di Amelia (Essie Davis) e Sam (Noah Wiseman), una madre ed il proprio figlio, alle prese con il dramma della scomparsa del papà del piccolo per via di un incidente.
Entrambi non riescono a superare il lutto, al punto che Sam assume dei comportamenti ossessivi verso un mostro prodotto dalla sua fantasia, fantasia che la madre Amelia non riesce a contenere, e che rende sempre più teso il rapporto tra i due. Amelia è divisa tra l’amore che prova per il bambino, e l’odio per la crudeltà del mondo che la circonda, che l’ha privata di suo marito.
Il film dipana le sue trame sulla base di questo difficile rapporto, giocando molto sul sottile confine tra follia e realtà del personaggio di Amelia. Infatti il mostro che rende spaventose le notti del piccolo Sam, il Babadook, inizia a diventare una presenza reale anche per sua madre. Assisteremo alla progressiva degenerazione di Amelia durante tutto il film, con un ritmo lento ma incalzante, sempre carico di suspance che voglia di vedere quello che i minuti successivi di pellicola ci porteranno.
Horror Psicologico
Ci troviamo di fronte a un Horror Psicologico veramente di notevole fattura, dove il mostro ovviamente rappresenta il Lutto, capace di squassare una famiglia, ma anche di unire e rendere una cosa sola i suoi appartenenti. La reazione di Amelia è principalmente quella di alzare una propria barriera contro il mondo, e di isolarsi da coloro che in ogni situazione le ricordano il suo dolore. L’isolamento in questi casi è deleterio, come Jennifer Kent ci mostra in ogni minuto vissuto con pesantezza dai protagonisti, ed il mostro può essere affrontato soltanto con l’amore e la collaborazione, non fino ad estinguere e a dimenticare il lutto, cosa che traspare impossibile, ma fino ad averne il controllo, e a saperci convivere.
Babadook
Un capolavoro che caracolla sul finale?!
Purtroppo su un film ottimo come questo, risalta come una macchia di vino su una tovaglia bianca, un finale non in linea con la produzione in generale. Il mostro nelle battute finali viene raffigurato come un’entità effettiva, che fa perdere molto appeal alla sensazione di credo/non credo che si instaura sin dal’inizio. Jennifer Kent ha probabilmente voluto dare un climax alla sua opera, che però sfuma nel retrogusto amaro di aver dinnanzi delle scene di un horror retrodatato, con effetti speciali molto discutibili. Questo punto di debolezza è davvero un peccato perchè in tutto il resto del film la figura del Babadook è spaventevole, sfuggente, vista sotto forma di illustrazioni con un gusto piacevolmente Burtoniano, pronta sempre ad essere scambiata con una follia imperante in Amelia. A livello di regia abbiamo un prodotto di livello molto interessante, lo stop motion risulta essere una scelta di animazione del Babadook estremamente convincente. Il doppiaggio in Italiano non inficia una qualità di spettacolo elevata come per la controparte statunitense, dove i due protagonisti offrono un vero spettacolo recitativo.
Written By Mirco Angelosante