I samurai nacquero in Giappone per servire l’aristocrazia. Si trattava di guerrieri del Giappone feudale. Una tradizione che subì nel tempo, varie modifiche, esattamente come la figura femminile della Geisha. Il nome samurai deriva dal verbo saburau che significa letteralmente “servire, servitore.” I samurai servivano un signore nobile denominato daimyō, ma alla sua morte il samurai senza padrone prendeva il nome di rōnin, ossia “uomo onda o uomo libero”, indicando con questo nome, che era libero da vincoli.
Chi erano i Samurai
I samurai costituivano, senza dubbio, una casta istruita e ben colta che praticava varie discipline. Oltre alle note arti marziali che li distinguevano per forza e coraggio, si dedicavano all’arte della scrittura denominata shōdo, all’arte del tè conosciuta come cha no yu, e praticavano lo zen. Verso la metà dell ‘800 quando la famiglia Tokugawa detennero il potere politico, i samurai divennero tutti dei rōnin e, molti di loro, si abbandonarono a barbarie e saccheggi.
Ma alla fine del periodo denominato EDO i samurai tornarono a servire i daimyō e gli shōgun ma, in questo caso, la loro spada venne usata solo per riti e cerimoniali. L’esercito tradizionale giapponese soppiantò, nel tempo, la figura del samurai, di essi rimane però il codice d’onore “bushidō” che racchiude principi di comportamento e principi morali.
Come vestivano i samurai: gli abiti e le spade
Uno degli abiti più in uso in Giappone è senza dubbio il Kimono, adottato dalle geishe ma anche da nobili in fogge diverse, e dai samurai. Usato per riti religiosi e cerimonia, sopravvive nella odierna popolazione. Nel periodo EDO alcuni uomini nobili del medioevo e i Samurai indossavano l’hacama, una lunga gonna pantalone prodotta in due varianti: le umanori e le gyoto hakama. Le hakama con 7 pieghe: 5 sul fronte e 2 sul retro, aperte sul davanti, indumento usato anche dai praticanti delle arti marziali.
L’hacama e le sue 7 pieghe
Le pieghe avevano un significato ben preciso che gli attribuiva una specifica virtù, tra esse saggezza (Chi), lealtà (Ku), pietà (Kon), armonia, affetto, fiducia, giustizia (Gi), etc.
L’hacama è realizzato in seta ed è di colore bianco e nero, o grigio e nero. L’hacama viene indossato insieme ad un chimono, un capo che riportava diversi stemmi familiari sul retro e sulle spalle, chiuso dalla cintura obi. Il samurai indossava anche dei calzini bianchi, un sotto chimono bianco, e dei sandali di paglia.
Le armi dei samurai
Le armi in dotazione ai samurai erano molteplici, tra esse, la katana che si riteneva contenesse l’anima del samurai. Per portare la katana i giovani samurai dovevano raggiungere l’età di 13 anni e celebrati con la cerimonia genpuku durante la quale, gli veniva assegnato un nome da adulto ed un arma chiamata wakizashi. Katana e wakizashi prendono il nome di daishō, ossia “grande e piccolo” e potevano essere portati dalla classe al vertice della piramide militare “buke”.
Nel 1523 fu infatti vietato ai cittadini comuni, di portare due spade anche perché prima della riforma chiunque poteva diventare samurai. Altra arma del samurai fu l’arco (XII sec.) e, in un certo periodo storico, anche il moschetto (XVI secolo). Insieme all’arco molto potente, si usava anche uno scudo denominato tedate e realizzato in legno.
Nel XV secolo divenne di uso comune, e molto popolare, anche un’altra arma, la Yari, ossia una lancia. Ma nelle battaglie, quella che trovava maggior riscontro era sempre la katana.
La vergogna ed il suicidio dei samurai karakiri – harakiri
In Giappone si diffuse il rituale di suicidio denominato seppuku (taglio dello stomaco), ben noto nel mondo occidentale come karakiri, erroneamente così pronunciato in italiano, in realtà si scrive correttamente harakiri. La scelta del ventre era dovuta al fatto che si riteneva che quest’ultimo fosse il luogo in cui risiedeva l’anima. Tagliarlo, voleva dire portare allo scoperto l’anima e dimostrare che fosse pulita. Infatti il karakiri, harakiri o seppuku si praticava con un rituale codificato, quando era necessario espiare una colpa commessa, o per sfuggire ad una morte disonorevole, magari per mano dei propri nemici.
Nel periodo che va dal 600 alla metà dell’ 800 nel periodo Edo, questa pratica fu applicata anche nelle sentenze e condanne di morte in cui, il condannato, si toglieva da solo la vita. Il cerimoniale del seppuku prevedeva la posizione in ginocchio ed un taglio del ventre operato da sinistra verso destra e poi verso l’alto.
Spesso un fidato compagno, assisteva al rituale e completava il tutto con il taglio della testa immediato, questo per evitare che il dolore ne sfigurasse l’espressione del volto. Nella seconda guerra mondiale, dopo la sconfitta del Giappone, molti ufficiali con origini samurai si tolsero la vita in questo modo.
Fiori di ciliegio “Sakura” e i samurai: l’emblema
Il fiore di ciliegio o Sakura venne adottato come emblema dalla casta dei samurai. Esso rappresenta infatti la bellezza della vita e la sua caducità. Il ciliegio fiorisce e i fiori splendono come un samurai con la sua armatura, ma allo stesso modo i fiori cadono dopo la fioritura, mentre il samurai può morire per mano del nemico. Il sakura era anticamente venerato.
Credit foto Di Raimund von Stillfried – german wikipedia
Un articolo veramente interessante che mi ha fatto scoprire molto di più su queste antiche figure
E’ molto bello che condividi con il web le tue conoscenze sulla storia, in particolare ho trovato molto interessante il capoverso in cui parli dell’emblema del sakura..
È molto belle leggere nozioni storiche sul web, sulla cultura Giapponese
Mi piace molto la cultura dei samurai
La trovo molto affascinante
la cultura giapponese è veramente ricca e complessa e mi affascina tantissimo! grazie per questo articolo e per le spiegazioni cosi dettagliate. A volte non si pensa che ci possano essere tanti significati dietro anche i più piccoli dettagli, come le pieghe. incredibile!
mi ha fatto piacere approfondire questo argomento storico, penso che lo farò leggere anche a mia figlia
Sai che la storia dei samurai mi ha da sempre appassionata e su di loro ho letto molto per approfondire la mia conoscenza. Ottimo articolo
Mi è piaciuto molto il modo in cui è stata descritta la figura del samurai a partire dall’etimologia stessa del termine fino ad arrivare alla similitudine tra il ciliegio ed il samurai stesso. Ho apprezzato anche in che modo sono state sottolineate l’evoluzione di questo guerriero e le sue influenze moderne e postmoderne nell’atteggiamento dei soldati giapponesi della seconda guerra mondiale.
Maria Domenica
Grazie Maria Domenica. Ci ho dedicato molto tempo. Sono articoli che mi piace scrivere e che cerco di approfondire sotto ogni punto di vista.
Avendo fatto 3 tipologie di arti marziali differenti, so molto bene chi sono i samurai. Ho praticato il classico karate, poi ho fatto tae kwon do e infine kung fu. sono sempre stata amante di questi personaggi che si destreggiavano così bene con le arti marziali e le armi. sono stata a vedere diverse mostre sul Giappone, con inserti sui samurai, al museo Mudec di Milano, vicino a dove lavoro e, lavorando in una Compagnia di marionette storiche, abbiamo una marionetta storica, acquistata durante l’Expo che si tenne a Milano nel 1906. una marionetta samurai che veniva utilizzata per lo spettacolo di marionette “La sposa del sole”, stabile al teatro Gerolamo di Milano. Un bellissimo articolo, mi ha fatto molto piacere leggerlo.
Vedo che sei una grande appassionata di questo popolo e della loro cultura. Mi fa molto piacere che ti sia piaciuto 🙂
mi hanno sempre affascinato i samurai ma non sono mai andata a fondo con la loro conoscenza grazie
Ciao adoro gli asiatici in generale ma trovo i giapponesi un popolo molto rigido e estremo anche se in linea con i loro usi
sai che proprio recentemente ho acquistato un libro sui samurai? mi attira molto la loro storia….. ho letto con molto interesse il tuo articolo