Una società alla deriva? Forse! Ma va fatta una grande distinzione tra “Educare i figli o educare i genitori“. In primis, si deve fare i conti con la provenienza geografica e la cultura del paese in cui si vive e, in questo caso, stiamo parlando di educare figli italiani e genitori italiani. Il detto: “tutto il mondo è paese” non mi convince affatto e mi convince ancor meno se parliamo di usi e costumi, tradizioni, rapporti sociali ed educazione.
Educare i figli o educare i genitori?
Basti pensare a come hanno affrontato i giapponesi la catastrofe che li ha colpiti di recente, con estrema dignità e compostezza. Da noi, invece, ogni episodio catastrofico di origine naturale o non, da vita ad episodi davvero poco civili, a cominciare dallo sciacallaggio, fino ad arrivare a bustarelle e corruzioni che riguardano le opere di ricostruzione o i fondi stanziati che si perdono strada facendo. Ogni nazione, ed ogni popolazione a un suo senso civico, una cultura ed un modo diverso di relazionarsi e crescere i propri figli educandoli.
Educare i figli o educare i genitori? Dunque la domanda nasce spontanea, tenendo conto che da un albero di ciliege crescono le ciliege e non dei somari, è ovvio che se ci accorgiamo di vedere dei somari dobbiamo porci qualche domanda: come mai? Forse ho sbagliato qualcosa? La risposta è indubbiamente un bel si.
Tanti i motivi che rendono un figlio non educato
In primis senza dubbio, l’imprinting che ricevono in casa. Figli di genitori educati probabilmente saranno educati a loro volta. Ma non basta. Si deve esserci “essere presenti” seguire i propri figli, renderli autonomi e sicuri, educati ed empatici. Se tuo figlio è maleducato sin da piccolo, risponde male, non sa stare con gli altri, o magari assume dei comportamenti fuori luogo per la sua età o in situazioni sociali di vario tipo, diviene d’obbligo porsi delle domande. Nessuno impara ad essere violento se non vive nella violenza, ad essere sporco se vive nella pulizia, ad essere non collaborativo e disordinato, se intorno a se ha persone collaborative e pulite, a declinare le proprie responsabilità ed i propri doveri se vive in un ambiente familiare dove tutti si assumono le proprie responsabilità ed educano i figli, talvolta imponendosi, a fare altrettanto. Raccogliere i calzini in terra e la carta delle merendine ad un figlio di vent’anni non è affatto educativo, sganciargli i soldi per la benzina e le serate con gli amici a 25 anni di età, tanto meno. I ragazzi vanno cresciuti insegnandogli le regole del vivere civile e responsabilizzandoli, il che non consiste nell’ accontentare ogni loro richiesta, ma nello spiegargli cosa è giusto e cosa è sbagliato, spingerli all’autonomia, ed esigere con autorevolezza e buon senso, che imparino a comportarsi e a gestirsi.
Educare i genitori
Ok, si sa, nessuno “nasce imparato”, gli errori si compiono, ed è giusto che sia così. Ma forse, confrontarsi con altri genitori con padri e madri di figli responsabili, educati, puliti empatici, potrebbe avere un senso. Torno spesso sul concetto di empatia perché considero l’empatia il motore che fa girare un mondo sano. Provare ad immedesimarsi nei panni altrui, serve a non commettere grossi errori. Non fare all’altro quello che non vorresti fosse fatto a te, è la prima regola che alimenta i pensieri e le azioni di ogni essere umano e se radicata nell’empatia, rende ogni rapporto affettivo, sociale e lavorativo, equilibrato e stabile. Una persona viziata ed egocentrica, non sarà mai empatica, l’egos alimenterà ogni suo pensiero ed ogni sua azione, fino a sfociare nell’indifferenza assoluta e nella maleducazione. Ecco perché in primis, andrebbero educati i genitori.
Nessuna sentenza
Nessuna sentenza quindi, ma un pensiero puro e semplice nato da esperienze di vita, relazioni tra genitori, problematiche che incontrano gli insegnanti sin dalle elementari e dalla scuola materna e che sfociano nell’assurdità nelle scuole superiori. Insegnati che non sono in grado di gestire situazioni e ragazzi e che, invece di trovare la collaborazione dei genitori che un tempo potevano considerarsi dei veri alleati per il corpo docente, trovano dei nemici. Il risultato è una società malata. Giovani difficile da gestire che spesso vivono di bugie sotterfugi, egocentrismo e maleducazione, ragazzi che non sanno affrontare la vita e che talvolta ricorrono ad espedienti come droga e psicofarmaci. Le cose semplici, il divertimento sano, le belle cose e le piccole cose preziose della vita, non colpiscono più, si cerca altro, si cerca altrove, e spesso si diventa degli eterni insoddisfatti anime fragili che crollano alla prima bufera. Di ciò ne sono testimonianza anche i rapporti interpersonali, i divorzi, il numero elevato di suicidi, il bulliso i femminicidi e le violenze sui minori, l’elevato aumento di consumo della pillola del sorriso, ossia lo psicofarmaco, soluzione che non risolve il problema ma ne altera la percezione. Educare i figli o educare i genitori? Forse educare i genitori non può bastare serve proprio rieducare una società malata.