Si parla molto di comunicazione e di empatia, un binomio che aiuta molto nelle relazione private e sociali. Alla base della comunicazione però ci è un parametro davvero molto importante, ossia l’ascolto.
Senza ascolto e percezione dell’altro difficilmente vi è comprensione. La comprensione è dunque data da un insieme di fattori che molto spesso non risultano per nulla scontati. Vediamo come fare in modo che il nostro livello di comunicazione si accresca.
Empatia e ipersensibilità nelle relazioni
La percezione dell’altro può venire in grande aiuto quando si è dotati di spiccata empatia. Molte persone hanno un livello di empatia medio, una piccola percentuale di loro, non sono affatto empatiche e, una piccolissima percentuale invece, sono spiccatamente empatiche tanto da trarre da questa ipersensibilità non poche problematiche.
Ve ne abbiamo parlato in questo articolo ” La sensibilità è un dono: come gestire l’ ipersensibilità attraverso un libro“. Se l’ipersensibilità può fornire una marcia in più nella comprensione dell’altro, la scarsa sensibilità diviene uno strumento che limita moltissimo questo processo, ma l’ascolto invece, può rivelarsi utilissimo per ogni soggetto, qualunque sia il suo livello di empatia.
Comunicazione e ascolto
Anche chi ha una sensibilità limitata e un livello empatico ridotto, può riuscire ad attuare su se stesso un ottimo lavoro a livello di comunicazione attraverso la consapevolezza dei propri limiti e un ascolto attento e meditato.
L’ascolto, che può sembrare scontato ma in realtà non lo è affatto, è lo strumento principale che può favorire una buona comunicazione con qualsiasi persona.
L’ascolto attento può influenzare la percezione dell’altro, indurci a comprendere, a calarci nei panni dell’altro, nelle sue idee e nelle sue motivazioni razionali o istintive, anche quando appunto il livello “empatico è ridotto”.
Perché l’ascolto funzioni devono coesistere un insieme di fattori predisponenti:
- Mancanza di pregiudizi e preconcetti
- Ascolto spontaneo
- Assenza di voglia di prevalere
- Spirito di rivalsa assente
- Sapersi mettere in discussione
In altre parole l’ascolto deve essere genuino, e non essere condizionato dalla presenza di mentalità ricca di pregiudizi, o offuscata dal desiderio di rivalsa, vincita, prevaricazione. Se si è in uno stato mentale neutro, sereno e realmente disposto all’ascolto, anche coloro che non hanno sviluppato, per varie cause, un senso empatico ed una sensibilità di alto livello, riescono a percepire lo status mentis dell’altro, le sue emozioni e motivazioni, e quindi favoriscono il fluire naturale e spontaneo di una sana comunicazione che è alla base dei rapporti privati e sociali nonché di quelli lavorativi. Ma non basta l’empatia!
I preconcetti nella comunicazione
Spesso nel rapporto genitore/figlio o nel rapporto marito/moglie, fratelli etc. entrano in gioco variabili legate al vissuto e alla posizione gerarchica che ogni individuo ha all’interno del suo nucleo familiare o nel suo rapporto a due (es. moglie e marito; fidanzato / fidanzata), ( figlio/genitore), o nella posizione gerarchica percepita anche se non effettivamente presente.
In alcuni casi i figli possono sentirsi prevaricati dal rapporto genitoriale, e per questo non sono sempre in grado di favorire una comunicazione neutra con i genitori, in quanto sono cresciuti in uno stato gerarchico che “obbliga all’ubbidienza e all’ascolto”, anche quando questo, in realtà, non è stato presente come strumento coercitivo ma come strumento meramente educativo e indispensabile.
Il bambino cresce, diventa adolescente ed adulto attraverso i SI ed i NO del proprio genitore, strumenti educativi indispensabili. Il fratello maggiore si impone su quello minore, o semplicemente lo consiglia; il marito proveniente da retaggi sociali che lo pongono come “capo famiglia” potrebbe non essere in grado di assumere una posizione di neutrale comunicazione con la propria moglie e compagna.
Comunicare ascoltando: le esperienze pregresse
Ecco perché la comunicazione non è affatto semplice, in quanto per poter comunicare ci si deve spogliare, empatia a parte, da tutta una serie di condizionamenti e retaggi culturali, sociali, familiari e di vissuto che, in maniera indiretta, potrebbero limitare la reale capacità di ascolto strumento indispensabile per una buona e sana comunicazione.
Sostanzialmente, tacere ed aprire le orecchie, non basta, è necessario riuscire a porsi all’altro liberi da ogni possibile vincolo che possa influenzare la nostra capacità di comprensione.
Se l’empatia può aiutare, è bene sapere che serve davvero a poco quando i canali di comunicazioni sono condizionati da esperienze pregresse negative vissute realmente o semplicemente avvertite come tali. L’amigdala condizionata dagli eventi intercorsi nella vita, entra in gioco e offusca, in alcuni casi, la capacità reale di comunicare ascoltando.
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Io rientro nella categorie delle persone esageratamente empatiche e, anche se mi rapporto a persone che eviterei volentieri, in certi momenti la mia mente diventa una tabula rasa rispetto al passato, pregiudizi e così via.
direi che quindi hai un ottimo modo di comunicare
Anche io Laura
La comunicazione efficace non è un argomento semplice, non è mai così facile riuscire a comunicare come si dovrebbe
un argomento molto interessante, concordo con quel che scrivi e ti ringrazio per le dritte
Da sempre vado a simpatia con gli altri, alcuni mi attirano molto gli altri no, l’empatia non si pilota ma è spontanea. Concordo con te
La comunicazione non è un fattore di simpatia ma di civiltà e capacità