Roccascalegna e il Castello Medievale, fascino e mistero

Roccascalegna e il Castello Medievale
Roccascalegna e il Castello Medievale

Roccascalegna è un piccolo comune Abruzzese in provincia di Chieti, noto per il suo Castello Medievale. Il suo nome sembra derivare da “scalegna“, ossia dirupo, (francese e longobardo) in quanto il castello è posto su una rupe in roccia tagliata su un fianco. Alcune fonti attribuiscono il nome al fatto che vi era una scala in legno che permetteva di raggiungere la Rocca.

Ad ogni modo, fascino e mistero aleggiano nel Castello medievale che ha una connotazione caratteristica tutta sua. Da lontano, la vista mette in evidenza una delle torri che anticamente lo caratterizzano. Attualmente il Castello di Roccascalegna è visitabile e, al suo interno, è allestita una mostra permanente d’arte dedicata a Pietro De Laurentis.

Roccascalegna paese e il Castello Medievale

Roccascalegna è un piccolo borgo medievale che ospita poco più di mille abitanti. Posto a circa 400 metri di altezza, situato sulle colline che circondano il corso del fiume Sangro. L’origine del paese risale al XII secolo anche se, reperti di epoca romana e eneolitica, sono stati ritrovati in zona.

Alcuni monaci abitavano l’area già nell’829, inoltre, la chiesa di San Pancrazio di Roccascalegna risale al 1205. Il borgo ed il castello nascono come avamposto longobardo nel XI XII secolo d. C. L’edificazione della rocca o castello, permetteva un’ampia visuale verso il mare.

Nel corso dei secoli il castello passò di proprietà di diverse famiglie baronali e subì modifiche e restauri.

Castello Medievale di Roccascalegna

Il castello ha una posizione strategica molto suggestiva: si trova eretto su di una sporgenza rocciosa che domina sull’abitato sottostante. Dopo l’edificazione primaria longobarda, che vedeva all’attivo una semplice torretta di guardia, o torre d’avvistamento, vennero apportate delle modifiche nell’epoca baronale.

La prima menzione del castello risale al 1525, e grazie all’intervento della famiglia a cui faceva capo Annecchino Alfonso, la struttura si espanse. L’adattamento murario e l’espansione fu volta all’accoglienza di strutture in grado di ospitare le armi e cannoni.

Vediamo il nome delle torri di Roccascalegna, più alte della precedente torre dell’avvistamento originaria, e di cui una, è di forma circolare.

  • Torre dell’avvistamento
  • Torre del cuore
  • Torre del carcere
  • Torre angioina o torre delle cucine

A tal proposito, come visto, vennero costruite altre torri alcune ospitanti vari servizi come cappella, magazzino, carceri etc. La torre quadrata, la più grande di tutte, dopo il crollo venne riedificata nel 1300, e sostituita con una molto più grande.

La torre che costituiva la difesa principale del castello era composta di 3 piani. Ha conservato il suo soffitto originario, costruito in gesso e canne di fiume. Caratterizzano il portale, l’incisione di due candelabri in rilievo composti da sette braccia, simbolo della tradizione ebraica.

Gli interventi maggiori che riguardarono Roccascalegna furono realizzati durante le baronia dei Carafa tra il 1531 e il 1600. In questo periodo venne eretta la cappella del Santissimo Rosario e si migliorò le strutture di approvvigionamento dell’acqua piovana.

La torre del cuore

Tra le torri troviamo la torre del cuore con un ciondolo in basso rilievo raffigurato, somigliante appunto, ad un cuore, molto simile al ciondolo abruzzese tipico del costume e della tradizione che veniva regalato dagli uomini alle loro spose quando partivano per la transumanza: aveva il significato di un vero e proprio pegno d’amore.

Circa 80 anni fa, si verificò il crollo di una delle torri dovuto ai materiali di costruzione che si compongono principalmente di roccia arenaria.

Torre del carcere

Una delle torri denominata torre del carcere, ospita, al piano terra, alcune macchine da guerra utilizzate per la difesa di Costantinopoli, come ad esempio il lancia fiamme bizantino e strumenti di tortura in uso nell’epoca medievale (foto sottostanti). Usanze bizzarre e assurdità facevano parte del medioevo considerato, per certi versi a ragione, epoca buia.

Torre delle cucine e torre sagrestia

Alla caduta della famiglia Annecchino, subentrò la Famiglia Carafa che creò nel Castello di Roccascalegna un magazzino per le provviste posto nella torre angioina o torre delle cucine; quest’ultima ospitava appunto le cucine in cui venivano sfornate anche 22 pagnotte al giorno.

Un’ altra torre, torre sagrestia, ospita al primo pianola Chiesa di Santa Maria del Rosario, attualmente sconsacrata.

Roccascalegna e dinastia Corvo

Alla famiglia Carafa subentrò la famiglia Corvo (o de Corvis) e in particolare fece parlare di se Giuseppe Corvo che alloggiò nel castello utilizzandolo come fissa dimora, mentre la famiglia fu ospitata nel palazzo baronale situato difronte all’attuale Municipio. La famiglia Corvo regnò tra il 1600 ed il 1717, periodo in cui venne eliminato il ponte levatoio (1705) e costruita la garitta d’ingresso ed i muri laterali.

La leggenda di Giuseppe Corvo a Roccascalegna e diritto ius primae noctis

Narra la leggenda che Giuseppe Corvo avesse l’abitudine di voler passare la prima notte di nozze con la sposa delle giovani coppie del feudo che si univano in matrimonio. Il diritto primae noctis era in voga in Europa intorno al 600. Si trattava di un presunto diritto di un signore feudale, ma sembra essere frutto di un racconto popolare di cui non si hanno prove certe, secondo gli esperti.

Narra sempre la storia che, Giuseppe Corvo venne assassinato da un giovane marito geloso e che l’impronta della sua mano insanguinata, fosse ancora presente nelle struttura di una torre del castello crollata nel 1940 “la torre dell’amore”.

Ultimi proprietari di Roccascalegna famiglia Nanni Croce

Alla famiglia Corvo segue, nel 1717, la famiglia Nanni Croce che in realtà utilizzò molto poco il castello. Verso la metà del 1700 in castello rimase vuoto e conobbe due secoli di incuria ed abbandono.

Successivamente, il castello di Roccascalegna venne restaurato. L’ultimo restauro, avvenuto nel 1996 ne permise la riapertura al pubblico e la mostra permanete di opere scultoree, metalliche e dipinti di Pietro de Laurentis.

Visitare Roccascalegna: biglietti e prenotazioni

Attualmente, il Castello viene utilizzato per eventi, feste e mostre. L’ingresso per i visitatori prevede il pagamento di un biglietto di 4 euro. La prenotazione avviene per via telefonica o sul sito preposto di Roccascalegna.

Anche se noi abbiamo avuto la fortuna di recarci in sede e prenotare poche ore prima della visita due biglietti nel mese di Ottobre. La visita è supportata da una guida che, circa ogni ora, conduce i gruppi fino alla torre del cuore, illustrando la storia del castello.

Leggende e magia di Roccascalegna medievale

Interessanti anche alcune specie botaniche presenti in loco, tra cui il Terebinto o Pitacia Terebinthus, specie botanica con frutti rossi ricchi di tannino, utilizzata come porta innesto per le piante di pistacchio.

Oltre alle bellezze botaniche si trovano nel castello di Roccascalegna leggende medievali scritte ed esposte che riguardano animali di strana natura: un mostro che aleggia nel lago di Bomba, sembra sia un grande serpente. Negli scritti, si narra che nel medioevo, vi fossero strane creature demoniache, lupi mannari, Unicorni, fate e streghe, ed il folletto dal berretto rosso di Roccascalegna.

Lago di Bomba
Lago di Bomba

Il folletto dal berretto rosso, fate e streghe di Roccascalegna

Il folletto dal berretto rosso di Roccascalegna è chiamato così perché tinge il suo berretto con il sangue umano, per questo il piccolo e brutto folletto predilige i luoghi che hanno ospitato scene cruente. Il folletto dal berretto rosso è chiamato anche Mazzamuriello, in quanto se bussa all’uscio di una casa con il suo bastone per 3 volte, annuncia un lutto in arrivo.

Le buche delle fate e le streghe
Le buche delle fate e le streghe

Le buche delle fate e le streghe

Nel territorio di Roccascalegna, esistono numerosi luoghi legati a leggende su fate e streghe. Tutt’ora, tra i ruderi di una casa situata sull’antico pianoro, si manifestano strane entità luminose da alcuni definite fate, e da altri streghe.

Le fate sono, secondo la tradizione abruzzese, grandi amanti della musica, amano danzare alla luce della luna seguendo il suono di arpa e flauto, ma attenzione: se ci si avvicina troppo a loro costringono a danzare fino allo sfinimento.

Vi potrete salvare solo se qualcuno vi tappa le orecchi, (narra la leggenda). Nei boschi di Roccascalegna è presente un anello delle fate, mentre in prossimità di Torricella, sotto una grande quercia, si trova nascosta una zappa d’oro che le fate sano per i lavori agricoli.

In molti paesi dell’Abruzzo si racconta di luoghi chiamati “buche delle fate” alcune di queste si trovano a Teramo, e in località tra Campli e Civitella. Per vedere le fate si deve attendere le notti di luna piena per cogliere il loro danzare luminoso al suono di liuti e flauti.

Le fate amano vivere nei luoghi ricchi di magia, attorniate dalla natura selvaggia, tra boschi, corsi d’acqua, sorgenti, grotte e grandi rocce.

Roccascalegna e il Castello Medievale, fascino e mistero
Roccascalegna e il Castello Medievale, fascino e mistero

Le streghe di Roccascalegna

Si narra anche che le streghe, nelle notti di Sabba si divertissero a passare i neonati sul fuoco. Secoli fa la leggenda narra, di una bambina rapita dalle streghe di Roccascalegna per i loro macabri rituali. Fu portata nei boschi limitrofi, ma il padre corso in suo aiuto, affrontò le streghe e la liberò portandola in chiesa per farla benedire.

I vecchi del luogo consigliano di fare attenzione a non indispettire le streghe, specie non disturbarle nelle notti di sabba, pena la morte. Altro suggerimento in merito, è quello di non tagliare mai un albero di noce sotto il quale si riuniscono le streghe se non si vuole finire nei guai.

Infine, secondo la tradizione, mai addormentarsi sotto un albero di noce a mezzo dì perché si rischia di disturbarne i suoi abitanti, fate o streghe che siano, sono, secondo la tradizione locale, facce di una stessa medaglia.

Le fate in Abruzzo leggende e medioevo

Secondo le leggende d’Abruzzo le fate sarebbero angeli caduti dal cielo, ma non troppo cattivi da poter essere destinati all’inferno, obbligate a vivere a metà “nel regno di mezzo“.

Nel medioevo le fate non sempre erano ritenute benevole e gentili, e le madri le temeva per la cattiva abitudine di rapire neonati belli e sani e sostituirli con neonati malaticci.

Sempre nel bosco di Roccascalegna è presente una fontana magica ove è possibile vedere una vecchina che attinge l’acqua con un orcio. Ad accompagnarla vi è il fantasma di un brigante con un forziere pieno di monete d’oro.

Un luogo, quello di Roccascalegna ricco di fascino storia, arte e magia, un connubio perfetto un luogo dal sapore medievale in cui trascorrere una piacevole giornata alla scoperta della rocca, di leggende ed arte.

Nel video trovate anche un parte dedicata a Roccascalegna e alla mostra di Pietro de Laurentis

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